Agli alunni delle mie classi

Architetto, Docente di Disegno e Storia dell'Arte

Agli alunni delle mie Classi del Liceo Scientifico "A. Einstein" di Mottola (Ta)..."Non temete il giudizio di chi è capace solo di deridervi, perchè senz'altro è invidioso ed incapace di proporre qualcosa. Ride degli altri perchè, come parassita, nasconde la vergogna di piangere su se stesso. Non abbiate paura di questi poveri gnomini."

I pensieri dei ragazzi

Inviami i tuoi pensieri e, se vuoi, saranno pubblicati. Se hai bisogno di aiuto, ti offro la mia disponibilità (nei limiti delle mie conoscenze e competenze). prof.biagio.scarano@gmail.com

Noi apparteniamo a questo immenso e universale organismo Divino.

Addì 09 agosto 2013
Quando la sofferenza del corpo umano, ormai afflosciato, secco e indebolito, è percepita dalla mente, ancora lucida e consapevole, come stadio terminale della propria esistenza, l’intero organismo reagisce con tutte le energie disponibili, tanto da mostrare temporanee riprese e rigenerazioni inaspettate che, attraverso situazioni inspiegabili e al limite della concezione miracolistica, la razionale cultura medica non comprende e non spiega pienamente.
In generale, questa condizione, è paragonabile ad una candela ormai consumata, quasi senza cera, con la fiammella che arde con vigore e vivacità inspiegabili.
In alcuni momenti sembra che la fiammella stia per spegnersi, in altri momenti riprende improvvisamente a splendere di luce viva.
In questi giorni mio suocero è ricoverato in ospedale per una serie di scompensi aggravati anche dall’età avanzata.
La sua situazione estrema e terminale, al momento del ricovero in ospedale di dieci giorni orsono, si è trasformata in una accettabile e stabilizzata condizione odierna che fa supporre e ben sperare nella sua probabile uscita dall’ospedale.
Certamente l’alternanza di questi fenomeni è il presagio che ormai siamo giunti in prossimità del punto di non ritorno, ma tutto questo appare come la sua continua ed energica richiesta di aiuto, quella richiesta che indica la grande voglia di continuare a vivere, perché da sempre egli ha considerato la vita un gran bel dono da godere fino all’ultimo istante anche se accompagnato dalla sofferenza.
Di conseguenza l’espressione più spontanea, è affermare l’unico pensiero possibile: “finché c’è vita, c’è speranza”.
Considerando la reale situazione dello stato di fatto così com’è, la speranza diventa una preghiera istintiva, quasi automatica, senza pretesa alcuna che permette a noi di sostenere e accompagnare, il sofferente, nel tratto finale della sua strada.
Osservare questi fenomeni e riflettere su quanto accade, rende sperimentabile nella realtà, dentro le circostanze, il disegno Divino che ha uno scopo ben preciso e non riguarda soltanto l’anziano sofferente o, comunque, l’ammalato in generale, ma lui e noi insieme a lui.
Dire Si o No al Signore per questa condizione di vita che ci propone, è semplice.
Non sempre è facile.
A volte fa sudare sangue!!!
La stanchezza sia fisica e sia mentale, si fa sentire non solo per il quotidiano andirivieni dall’ospedale, ma specialmente quando, al termine della nottata trascorsa ad assistere il sofferente, comincia ad affiorare una obiezione: “…chi me lo fa fare?”.
Darsi una risposta non è semplice, ma un’idea appare più chiara.
Lo faccio perché è il padre di mia moglie!
Lo faccio perché lo devo fare!
Lo faccio perché scopro la sofferenza di quel corpo, indebolito e sofferente, in cui la mente ancora lucida combatte non accettando quella condizione!
Lo faccio verso una persona che necessita di una presenza!
… Si … la mia … presenza!!!
Presenza attraverso cui si manifesta che cosa?
Si manifesta ciò che ho incontrato, ciò che ho conosciuto e accolto: il lieto annuncio di Cristo!!!
Meditando sugli appunti degli “Esercizi della Fraternità”, in riferimento a questa situazione, effettivamente nasce spontanea la domanda:  “… ma … in tutto questo che centra Cristo?”.
Centra col suo insegnamento, con la sua proposta di vita e con le sue indicazioni comportamentali riguardo alla nostra appartenenza a questo immenso e universale organismo Divino.
È questa la condizione vera e concreta, attraverso cui il continuo scontro con la realtà, per un briciolo di vita, gratifica l’esistenza stessa, in particolare la nostra, la mia, permettendoci di considerare nullità e vanità tutto quanto non concorre a vivere dignitosamente.
Accorgersi di essere nullità, fa scaturire il grido di aiuto e di richiesta al Signore per avere pietà di noi, di me, per ricevere da Lui il dono della forza e del coraggio per fidarci e affidarci completamente a Lui, riconoscendo in ogni circostanza la Sua presenza e dire “SI”, continuamente, alla “Sua proposta” di grazia e di amore verso gli altri e, in particolare, verso se stessi.
paBiS