Addì 09 agosto 2013
Quando la
sofferenza del corpo umano, ormai afflosciato, secco e indebolito, è percepita
dalla mente, ancora lucida e consapevole, come stadio terminale della propria
esistenza, l’intero organismo reagisce con tutte le energie disponibili, tanto
da mostrare temporanee riprese e rigenerazioni inaspettate che, attraverso
situazioni inspiegabili e al limite della concezione miracolistica, la
razionale cultura medica non comprende e non spiega pienamente.
In generale,
questa condizione, è paragonabile ad una candela ormai consumata, quasi senza
cera, con la fiammella che arde con vigore e vivacità inspiegabili.
In alcuni
momenti sembra che la fiammella stia per spegnersi, in altri momenti riprende
improvvisamente a splendere di luce viva.
In questi giorni
mio suocero è ricoverato in ospedale per una serie di scompensi aggravati anche
dall’età avanzata.
La sua situazione
estrema e terminale, al momento del ricovero in ospedale di dieci giorni orsono,
si è trasformata in una accettabile e stabilizzata condizione odierna che fa
supporre e ben sperare nella sua probabile uscita dall’ospedale.
Certamente l’alternanza di questi fenomeni è il presagio che ormai
siamo giunti in prossimità del punto di non ritorno, ma tutto questo appare
come la sua continua ed energica richiesta di aiuto, quella richiesta che
indica la grande voglia di continuare a vivere, perché da sempre egli ha
considerato la vita un gran bel dono da godere fino all’ultimo istante anche se
accompagnato dalla sofferenza.
Di conseguenza
l’espressione più spontanea, è affermare l’unico pensiero possibile: “finché
c’è vita, c’è speranza”.
Considerando la
reale situazione dello stato di fatto così com’è, la speranza diventa una
preghiera istintiva, quasi automatica, senza pretesa alcuna che permette a noi
di sostenere e accompagnare, il sofferente, nel tratto finale della sua strada.
Osservare questi
fenomeni e riflettere su quanto accade, rende sperimentabile nella realtà,
dentro le circostanze, il disegno Divino che ha uno scopo ben preciso e non
riguarda soltanto l’anziano sofferente o, comunque, l’ammalato in generale, ma
lui e noi insieme a lui.
Dire Si o No al Signore per questa condizione di
vita che ci propone, è semplice.
Non sempre è facile.
A volte fa sudare sangue!!!
La stanchezza sia
fisica e sia mentale, si fa sentire non solo per il quotidiano andirivieni
dall’ospedale, ma specialmente quando, al termine della nottata trascorsa ad
assistere il sofferente, comincia ad affiorare una obiezione: “…chi me lo fa
fare?”.
Darsi una risposta
non è semplice, ma un’idea appare più chiara.
Lo faccio perché è
il padre di mia moglie!
Lo faccio perché lo
devo fare!
Lo faccio perché
scopro la sofferenza di quel corpo, indebolito e sofferente, in cui la mente
ancora lucida combatte non accettando quella condizione!
Lo faccio verso una
persona che necessita di una presenza!
… Si … la mia … presenza!!!
Presenza attraverso
cui si manifesta che cosa?
Si manifesta ciò
che ho incontrato, ciò che ho conosciuto e accolto: il lieto annuncio di
Cristo!!!
Meditando sugli
appunti degli “Esercizi della Fraternità”, in riferimento a questa situazione,
effettivamente nasce spontanea la domanda: “… ma … in tutto questo che centra Cristo?”.
Centra col suo insegnamento, con la sua proposta di vita e con le sue
indicazioni comportamentali riguardo alla nostra appartenenza a questo immenso
e universale organismo Divino.
È questa la
condizione vera e concreta, attraverso cui il continuo scontro con la realtà,
per un briciolo di vita, gratifica l’esistenza stessa, in particolare la
nostra, la mia, permettendoci di considerare nullità e vanità tutto quanto non
concorre a vivere dignitosamente.
Accorgersi di
essere nullità, fa scaturire il grido di aiuto e di richiesta al Signore per
avere pietà di noi, di me, per ricevere da Lui il dono della forza e del
coraggio per fidarci e affidarci completamente a Lui, riconoscendo in ogni
circostanza la Sua presenza e dire “SI”, continuamente, alla “Sua proposta” di
grazia e di amore verso gli altri e, in particolare, verso se stessi.
paBiS